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"Non ho potuto sempre dire tutto quello che volevo, ma non ho mai scritto quello che non pensavo" (Indro Montanelli)

“SIAMO LA 481ESIMA CITTÀ DEL VINO ITALIANA


FAICCHIO
(da IL SANNIO QUOTIDIANO del 24 ottobre 2018)

L’annuncio del sindaco Nino Lombardi


“SIAMO LA 481ESIMA CITTÀ DEL VINO ITALIANA”


Antonio Caporaso

Bruciate le tappe, l'Associazione “Città del Vino”, ha accolto il Comune di Faicchio, che sarà il 481esimo ente in Italia ed il 30esimo in Campania a far parte dello storico sodalizio che riunisce, da ormai trentuno anni le realtà enologiche della Penisola.
Avevamo parlato proprio nei giorni scorsi della prospettiva del sindaco Nino Lombardi di aderire all’associazione. Ora la conferma che “Città del Vino” ha dato il suo responso positivo, giunto dopo una serie di analisi che hanno prodotto una serie di apprezzamenti indissolubili nei confronti di Faicchio e del suo territorio. Il Comune telesino è stato considerato estremamente affascinante dal punto di vista turistico, ma anche coinvolgente secondo i dettami del mondo enologico.
Raggiante il sindaco Lombardi ci ha rilasciato le sue primissime impressioni: “Non potevamo essere esclusi da questo straordinario palcoscenico nazionale ed internazionale. Soprattutto dopo essere stati parte integrante del progetto ‘Sannio Falanghina’ che ha permesso al nostro Comune di rientrare nelle venti realtà beneventane che hanno l’onore di fregiarsi del titolo di ‘Capitale Europea del Vino 2019’. Da sindaco e da cittadino sono soddisfatto ed emozionato. Si aprono importanti prospettive che metteranno Faicchio al centro di una ambita filiera enoturistica”.
Aggiunge ancora Lombardi: “Le Città del Vino rappresentano idealmente un itinerario attraverso l'Italia dei borghi storici, delle città d'arte, di mare o di montagna, città che hanno una storia enologica e gastronomica da raccontare. Una rete di Comuni a vocazione vitivinicola che formano insieme un circuito di alberghi, aziende agrituristiche, ristoranti, wine-bar, enoteche e cantine produttrici di vini di qualità. Restarne fuori significava non dare credibilità alle nostre potenzialità”.