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"Non ho potuto sempre dire tutto quello che volevo, ma non ho mai scritto quello che non pensavo" (Indro Montanelli)

“VINO E SAGGEZZA, TRAMPOLINO PER LO SVILUPPO”


CASTELVENERE
(da IL SANNIO QUOTIDIANO del 20 ottobre 2018)

Il sindaco traccia le tappe da raggiungere con il progetto “Capitale Europea del Vino 2019”

“VINO E SAGGEZZA, TRAMPOLINO PER LO SVILUPPO”

Il monito di Scetta: “Occorre innanzitutto permettere al mondo di conoscere la preziosità del nostro Sannio”

Antonio Caporaso

Ad una settimana dalla cerimonia di assegnazione, a Parigi, del riconoscimento che permette al territorio di essere identificato per l’intero 2019 come “Capitale Europea del Vino”, il primo cittadino Mario Scetta torna sull’argomento e traccia, in esclusiva per il nostro giornale, una interessante analisi sull’intera filiera vitivinicola italiana ed europea.
“Sette giorni fa a Bruxelles ed a Parigi ho posto a tutti sempre le stesse  due domande: Conosci il vino Falanghina? Conosci il Sannio? Alla prima la risposta è stata affermativa. Alla seconda, invece, negativa. In entrambi i casi è stata un riscontro corale. Sono sicuro, perché già fatto, che se la stessa domanda la rivolgessi ai miei connazionali, solo qualcuno risponderebbe di aver bevuto in qualche occasione la Falanghina ma la quasi totalità risponderebbe di non conoscere assolutamente né Sannio, né Sanniti”.
Prosegue Scetta: “Eppure questa terra e il suo popolo hanno storia, tradizioni millenarie, ricchezze e bellezze autentiche che la maggior parte nemmeno conosce. E pensare che per questa terra hanno lottato in tanti per possederla. Tralasciamo le palafitte di Castelvenere, per passare ai Greci, ai Romani, ai Longobardi (800 anni), ai Normanni, agli Svevi, agli Angioini, agli Spagnoli, ai Francesi, ai Borbone, ai Savoia. Quanta gente ha lasciato orme indelebili su questa terra! Ma, ahimè, nessuno la ricorda! Terra ambita da tanti e ricordata da pochi. E' come il destino di una donna bella, posseduta da tanti ma dimenticata da tutti o quasi”.
Ed ancora: “Destino beffardo ma al tempo stesso provvidenziale perché il Sannio ha conservato un carattere, una genuinità, una specificità tutte da scoprire, da valorizzare. E quale migliore occasione per aprirsi, riemergere, mostrarsi di questa che ci viene offerta, e non a caso, dall'Europa. Il Sannio: ‘Città Europea del Vino 2019’. E' una opportunità per conoscere e farsi conoscere. E’ una opportunità che va ben oltre le bottiglie di vini di pregio. Anzi.
Generalmente sono stati sempre i territori a trainare e rendere famoso un vino. Basti ricordare Montalcino, Avola, Ciro”.
Scetta ha le idee chiare sul progetto e sulle sue indiscusse potenzialità: “Sarà un vino a trainare un territorio. Sarà la Falanghina l'ambasciatrice della terra Sannita. Un vino di pregio che, però, non è il solo. Aglianico, Malvasia, Fiano, Sangiovese e la riscoperta Camaiola saranno il gruppo di promotori di una storia, di un popolo, di una terra.
Il vino. Misterioso e accattivante non finisce mai di stupire, di mutare, di affascinare. Bevanda del mistico, ispiratore di arte, alimento, testimone di incontri, di patti, di amori. Il vino dell'eucarestia, di Bacco, del contadino, del nobile”.
Infine Scetta ci concede una lettura molto affascinante e suggestiva: “Ma mi piace ricordare un aspetto trascurato o quasi sconosciuto. Orazio, oltre due millenni fa (era il 23 A. C.) in uno dei suoi carmi più noti, quello del ‘Carpe Diem’, scriveva: ‘Tu ne quaesieris, scire nefas...’ non ti chiedere perché non ti è consentito sapere, quale destino abbiano decretato gli Dei per te o per me...’. E, nel mezzo del carme vi è una frase di sole tre parole: ‘Sapias, vina liques’. ‘Sii saggio, filtra i vini. Sii saggio prepara il vino’. Come a dire che se il mondo è quello che è, se la gente è quella che è, se l'umanità corre senza conoscere neppure la meta, fermati, dice il poeta, sii saggio, prepara il vino. Dunque vino e saggezza”.
Non la bevanda che induce saggezza ma i tempi e il mistero del vino che inducono alla saggezza. Non l'euforia delle baccanali, non l'enfasi del mistico, non l'alimento, non la bevanda. 0 forse, tutto questo ma, soprattutto, la saggezza.
E di saggezza ha bisogno il mio paese, l'Italia, l'Europa, il mondo. Forse quella saggezza invocata da sempre ma che oggi non si invoca nemmeno.
E, a proposito di follie, sento che qualcuno parla di snaturare il vino, di dealcolizzarlo. Sarebbe come una donna senza femminilità, un pittore senza occhi, un poeta senza sogni.
Sapias.
Dunque l'occasione che ci viene offerta è grande per ciò che potrà significare per I intero Sannio ma sarà ancora più grande se riuscirà a comunicare quel messaggio di saggezza che è amore, condivisione, camminare insieme, senza correre.
Per tutto questo ringrazio, Sanniti e non che hanno scommesso su una terra bella e sconosciuta.