CERRETO SANNITA
(da IL SANNIO QUOTIDIANO 19 novembre
2018)
Presentato il Dossier della Caritas
Regionale, numeri ancora una volta allarmanti
POVERTÀ, LA CHIESA INVOCA INTERVENTI
DELLA POLITICA
Il cardinale Sepe ed il vescovo
Battaglia: “Occorre dare speranza e prospettive ai giovani”
Antonio Caporaso
Il “Dossier regionale sulle povertà
2018”, presentato ieri mattina presso la Chiesa Cattedrale, ha tenuto fede alle
anticipazioni dei giorni scorsi. Sono stati elencati numeri e situazioni
preoccupanti, oggetto di uno studio meticoloso, promosso e portato avanti dalla
Delegazione Regionale Caritas che per la prima volta, da quando
quest’iniziativa è nata, ha pensato ad una presentazione itinerante immaginata
per stimolare la diffusione di un documento che non vuol essere un mero
esercizio analitico ma uno strumento di comprensione della realtà a
disposizione di tutti quegli attori che, dentro e fuori le istituzioni, hanno
la possibilità ed il dovere etico e morale di intervenire.
I lavori sono stati condotti da:
Domenico Battaglia, vescovo della locale diocesi; Antonio Di Donna, vescovo
della diocesi di Acerra e delegato Cec alla Carità; Ciro Grassini, coordinatore
scientifico del progetto; don Alessandro Colasanto; Maurizio Petracca,
consigliere regionale che presiede la Commissione Agricoltura; il cardinale
Crescenzio Sepe, arcivescovo di Napoli.
Ai “raggi x” di questa pubblicazione
annuale, tutti i dati dei Centri di Ascolto delle Caritas, inclusi quelli sul
Reddito di Inclusione.
Nella sua introduzione, monsignor
Battaglia ha ricordato che: “Come Chiesa ci è chiesto di ripartire dall’ascolto
dei poveri quale processo di reale rinnovamento. Ci è chiesto di farci
mediatori della prossimità di Dio, di prendere l’iniziativa, di fare il primo
passo, non solo in termini di risposta a un bisogno, in termini di assistenza,
ma vivendo la carità come espressione del Regno di Dio vicino, come ricerca di
giustizia, come tensione a una solidarietà che possa incidere sulle politiche
sociali e alimentare logiche di gratuità, di ricerca del bene comune, perché
sia possibile la reale partecipazione degli ultimi, degli esclusi”.
Rivolgendosi ai tanti giovani presenti ha poi aggiunto: “Ho nel cuore, e non
potrebbe essere diversamente, un pensiero particolare per i giovani. Il vostro
grido sale a Dio: il lavoro che manca, la necessità di dovere spesso lasciare
la nostra terra, la precarietà che vi accompagna, l’incapacità di credere in un
amore che duri per sempre. La speranza rinasca in voi e nelle vostre relazioni,
perché voi possiate annunciare oggi che è possibile non essere schiavi di
logiche di peccato, di sopruso, della sete di profitto, della smania del
potere, che Dio non si stanca di scendere, di vincere le tenebre della paura e
della rassegnazione, di donare la sua comunione agli uomini”. Ed ha poi
concluso: “Sono gli ultimi che ci consegnano tra le mani il valore e la
speranza della nostra vocazione missionaria! È agli ultimi in particolare che
il Signore affida il sogno di una Chiesa povera, fedele al Vangelo, che
accoglie e si prende cura, che sappia fare della condivisione il sale di ogni
progetto pastorale. Una Chiesa prossima, accogliente, vicina a tutti”.
Diversi, anche gli spunti provenienti
dal messaggio che Papa Francesco ha lanciato in occasione della Giornata dei
Poveri, ma anche dalla Laudato Sì: “Nessuno può sentirsi escluso dall'amore del
Padre – veniva ricordato – specialmente in un mondo che eleva spesso la
ricchezza a primo obiettivo e rende chiusi in sé stessi È il silenzio
dell’ascolto ciò di cui abbiamo bisogno per riconoscere la loro voce (poveri,
rifiutati, emarginati). Se parliamo troppo noi, non riusciremo ad ascoltare
loro.
Ed ancora: “Non ci sono due crisi
separate, una ambientale e un’altra sociale, bensì una sola e complessa crisi
socio-ambientale. Questa ecologia integrale è inseparabile dalla nozione di
bene comune. Nel contesto di oggi, in cui si riscontrano tante iniquità e sono
sempre più numerose le persone che vengono scartate, private dei diritti umani
fondamentali, impegnarsi per il bene comune significa fare scelte solidali sulla
base di una opzione preferenziale per i più poveri”.
Di Donna ha invece ricordato che: “La
vera povertà radicale è la povertà di lavoro: non solo disoccupati, ma anche
cassintegrati, esodo giovani che sta producendo desertificazione e spopolamento
dei nostri paesi. Povertà che incide anche sulla salute: non possono
permettersi cure e i tempi di attesa della sanità pubblica non aiutano”.
Le conclusioni sono state affidate al
cardinale Crescenzio Sepe che voluto sottolineare: “La Chiesa si butta dentro
questi temi che sono sociologici e politici perché vuole dire la sua. La Chiesa
non è un apparato filantropico e non fa politica ma sente il dovere,
prepotente, ed il diritto di farsi voce di quel Cristo che è venuto sulla
terra, che si è incarnato per dare dignità all’uomo, per sollevarlo dalla sua
condizione di miseria”. L’arcivescovo di Napoli ha, con forza, rimarcato che:
“La Chiesa è chiamata a portare il Vangelo della dignità, che la Chiesa non può
tenere gli occhi chiusi di fronte a ciò che riguarda la dignità dell’uomo, che
non può praticare il Vangelo della Carità senza aprire gli occhi una realtà
così drammatica”. Il cardinale ha poi urlato: “Stiamo perdendo una generazione
intera, stiamo perdendo giovani a causa della mancanza di lavoro e oggi nessuno
può pensare di risolvere da solo questi problemi, bisogna lavorare insieme e
nel rispetto delle proprie competenze perché il problema del lavoro è il
problema dei problemi e la maggior parte dei malanni che soffre la nostra
società”. Ha, infine, concluso lanciando anche alcune idee di startup: “Dare un
lavoro ai giovani, è una esigenza sociale. Se la nostra è una Repubblica
fondata sul lavoro è il lavoro non c’è, allora nostra è una Repubblica fondata
sul nulla. Abbiamo Chiese chiuse: apriamole con cooperative di giovani. Abbiamo
terreni incolti, diamoli a cooperative di giovani. Diamo speranza e fiducia,
dichiamo che non vogliamo arrenderci”.